Come funziona il Turismo Lento
Dopo un 2018 dove protagonista in Italia era il cibo, il 2019 è l’anno del Turismo Lento.
Si tratta di un nuovo modo di intendere l’attività turistica, scegliendo una tipologia di viaggio che si discosta per alcuni aspetti dal turismo di massa e dai viaggi mordi e fuggi o organizzati in modo tale da “vedere più cose possibili” e vivere un concentrato di esperienze in pochissimo tempo (senza probabilmente assaporarle realmente).
Il turista lento, evita i luoghi che sono visitati ogni giorno da migliaia di altre persone preferendo posti meno conosciuti e spesso a contatto più diretto con la natura e la popolazione del luogo.
L’arrivo del Turismo Lento in Italia
Questo percorso di valorizzazione è arrivato in Italia solo nel 2017 con una legge che permetteva ai comuni di acquistare, con delle facilitazioni, strutture abbandonate ai fini di ricrearne dei presidi per l’organizzazione di un turismo più sostenibile, che facesse conoscere anche i luoghi spesso ignorati dal turismo di massa. Il progetto ha avuto successo con la decisione, per molte località, di aderire alle linee guida utili a fornire al visitatore un’esperienza più profonda e conoscitiva del luogo, con una importante diminuzione dell’impatto del turista su di esso.
Le linee guida del Turismo Lento
Una delle prime “regole” per un buon turismo lento è quella di scegliere la contaminazione, cioè favorire i contatti con le persone del luogo che si sta visitando, in modo da
potersi immergere maggiormente nel contesto e di conseguenza conoscerne meglio
le usanze, i costumi e la cultura.
A questo scopo, le strutture turistiche cercano di seguire un’altra regola,
quella dell’autenticità, che
consiste nel sottolineare le peculiarità
del luogo attraverso l’offerta presentata dagli impianti turistici, in modo
da allontanarsi dal turismo di massa
a favore di vacanza più vera ed emozionante.
Alla base di tutto, si trova la regola della sostenibilità. Partendo dalla scelta della struttura ricettiva sono
preferibili alberghi diffusi, Bed and Breakfast, fattorie didattiche o altre strutture attente al territorio e pronte a
offrire prodotti a km zero. É importante che le strutture promuovano attività organizzate nel rispetto dell’ambiente
circostante e che siano solidali
nei confronti della popolazione locale.
Anche il vacanziere, poi, dovrà impegnarsi per fare delle scelte ecologiche, favorendo gli spostamenti con mezzi di trasporto diversi da aereo e automobile al
fine di contenere, per quanto possibile, l’inquinamento e ridurre al
minimo l’impatto sul luogo.
Come indica il nome turismo lento o slow tourism, fondamentale è la lentezza. Solitamente le vacanze,
soprattutto quelle di pochi giorni o di un weekend, vengono organizzate
all’insegna della frenesia e dei ritmi serrati, in modo da poter visitare più
luoghi possibili. Lo slow tourism, invece, basa la propria idea sul concetto
che per poter godere appieno della vacanza sia necessario viversi ogni momento,
in tranquillità. Per comprendere e assaporare interamente la natura complessa
del luogo è necessario procedere
lentamente, lasciandosi inebriare dai sapori e dalle usanze intorno a se’.
Anche il fattore tempo è quindi importantissimo. Sia le strutture che i turisti devono dedicare il giusto tempo alla scoperta del territorio. Sono proprio le emozioni e la capacità di godersi la vacanza senza troppi programmi da rispettare il punto fermo del turismo lento. Per fare un buon turismo lento è quindi necessario, in primis, rispettare la popolazione e il territorio, scremare e alleggerire i propri programmi e permettere a se’ stessi di entrare realmente in contatto con l’anima del luogo stesso. Le emozioni ed esperienze vissute saranno sicuramente dense di significato rimanendo indelebili nella memoria di chi vorrà sperimentare questa tipologia di turismo